venerdì 27 marzo 2015
parafrasando una poesia di G. Pascoli
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico
son tornati a rifiorire gli alberi dell'orto...
Si respira una dolce aria che scioglie le dure zolle che
nonno Carlo ha lasciato riposare nel lungo inverno...
un'aria di altro luogo e d'altro mese .... un'aria celestina
che regga molte bianche ali sospese...
venerdì 20 marzo 2015
Coop a scuola con L'orto Magico!
Questa
settimana L'interclasse delle seconde segue il percorso di Educazione
al Consumo Consapevole: Orto Magico di Coop a cura di
Cooperativa Pandora.
In
questo caso si parte dalle conoscenze già buone di questi
giardinieri in erba e attraverso il racconto di della Storia di
Montagna Verde si arriva a parlare di stagionalità per poi
“mettere mano” sulle parti delle piante commestibili.
Cero
perché delle piante mangiamo proprio tutto, non solo i frutti: a
volte si tratta di radici, come le carote, a volte di fiori, come i
carciofi, a volte di foglie, come nel caso dell’insalata.
Se
poi si ha la pazienza di aspettare la giusta stagione tutto è più
buono e più amico della terra: non ha fatto un lungo viaggio o non è
stato “pompato” da una crescita in serre riscaldate.
“Mettere
mano” serve anche ad avvicinare al mondo dei vegetali che non sono
molto amati.
I
bambini non mangiano volentieri le verdure anche perché le conoscono
poco. Il tempo sempre più scarso che si dedica alla preparazione del
cibo ed allo stare a tavola in famiglia, la grande disponibilità di
cibo già pretrattato (legumi surgelati o in scatola, gastronomia in
busta …) non li mette in condizione di conoscere gli alimenti, la
loro origine, le loro caratteristiche.
Dire
ai bambini che le verdure fanno bene è importante, ma non incide sui
comportamenti.
Proprio
per questo diventa necessario ricreare esperienze concrete.
I
bambini di Cesari sono fortunati, però!
Grazie
all’aiuto dei nonni hanno un orto dove le verdure possono vederle
crescere!
domenica 15 marzo 2015
Una ricetta in algoritmo
L'algoritmo della ricetta del risotto giallo
I bambini di 2^ A hanno riscritto la ricetta del risotto giallo in un algoritmo
I bambini di 2^ A hanno riscritto la ricetta del risotto giallo in un algoritmo
INGREDIENTI
BURRO 125 g, BRODO 1 l, CIPOLLA 1, GRANA PADANO
GRATTUGIATO 150 g, ZAFFERANO 1
BUSTINA, ZAFFERANO UN
PIZZICO DI STIMMI,
RISO ARBORIO
350 g ,VINO BIANCO
200 ml .
domenica 22 febbraio 2015
Mangiarsi la parole
Una ricetta letteraria
...
I genitori di un alunno di 2^ B ci hanno
segnalato una ricetta fra le più dettagliate che si conosca, di cui riportiamo
alcuni stralci, un esempio di come si
può fare letteratura parlando di cucina.
Carlo Emilio Gadda
Risotto patrio
L’approntamento
di un buon risotto alla milanese domanda riso di qualità, come il tipo Vialone,
dal chicco grosso e relativamente più tozzo del chicco tipo Caterina, che ha
forma allungata, quasi di fuso. Un riso non interamente « sbramato », cioè non
interamente spogliato del pericarpo, incontra il favore degli intendenti
piemontesi e lombardi, dei coltivatori diretti, per la loro privata cucina. Il
chicco, a guardarlo bene, si palesa qua e là coperto dai residui sbrani d’una
pellicola, il pericarpo, come da una lacera veste color noce o color cuoio, ma
esilissima: cucinato a regola, dà luogo a risotti eccellenti, nutrienti, ricchi
di quelle vitamine che rendono insigni i frumenti teneri, i semi, e le loro
bucce velari. Il risotto alla paesana riesce da detti risi particolarmente
squisito, ma anche il risotto alla milanese: un po’ più scuro, è vero, dopo
l’aurato battesimo dello zafferano.
Recipiente classico per la cottura del
risotto alla milanese è la casseruola rotonda, ma anche ovale, di rame
stagnato, con manico di ferro: la vecchia e pesante casseruola di cui da un
certo momento in poi non si sono più avute notizie: prezioso arredo della
vecchia, della vasta cucina: faceva parte come numero essenziale del « rame » o
dei «rami» di cucina, se un vecchio poeta, il Bussano, non ha trascurato di
noverarla nei suoi poetici « interni », ove i lucidi rami più d’una volta
figurano sull’ ammattonato, a captare e a rimandare un raggio del sole che,
digerito il pranzo, decade. Rapitoci il vecchio rame, non rimane che aver fede
nel sostituto: l’alluminio.
La casseruola, tenuta al fuoco pel
manico o per una presa di feltro con la sinistra mano, riceva degli spicchi o
dei minimi pezzi di cipolla tenera, e un quarto di ramaiolo di brodo,
preferibilmente di manzo: e burro lodigiano di classe. Burro, quantum prodest,
udito il numero de’ commensali. Al primo soffriggere di codesto modico apporto,
butirroso-cipollino, per piccoli reiterati versamenti, sarà buttato il riso: a
poco a poco, fino a raggiungere un totale di due tre pugni a persona, secondo
l’appetito prevedibile degli attavolati: né il poco brodo vorrà dare inizio per
sé solo a un processo di bollitura del riso: il mestolo (di legno, ora) ci avrà
che fare tuttavia: gira e rigira. I chicchi dovranno pertanto
rosolarsi e a momenti indurarsi contro il fondo stagnato, ardente, in codesta
fase del rituale, mantenendo ognuno la propria « personalità »: non impastarsi
e neppure aggrumarsi.
Burro, quantum sufficit,
non più, ve ne prego; non deve far bagna, o intingolo sozzo: deve untare ogni
chicco, non annegarlo. Il riso ha da indurarsi, ho detto, sul fondo stagnato.
Poi a poco a poco si rigonfia, e cuoce, per l’aggiungervi a mano a mano del
brodo, in che vorrete esser cauti, e solerti: aggiungete un po’ per volta del brodo,
a principiare da due mezze ramaiolate di quello attinto da una scodella «
marginale », che avrete in pronto. In essa sarà stato disciolto lo zafferano in
polvere, vivace, incomparabile stimolante del gastrico, venutoci dai pistilli
disseccati e poi debitamente macinati del fiore. Per otto persone due
cucchiaini da caffè. Il brodo zafferanato dovrà aver attinto un color giallo
mandarino: talché il risotto, a cottura perfetta, venti-ventidue minuti, abbia
a risultare giallo-arancio: per gli stomaci timorati basterà un po’ meno, due
cucchiaini rasi, e non colmi: e ne verrà fuori un giallo chiaro canarino. Quel
che più importa è adibire al rito un animo timorato degli dei è reverente del
reverendo Esculapio o per dir meglio Asclepio, e immettere nel sacro « risotto
alla milanese » ingredienti di prima (qualità): il suddetto Vialone con la
suddetta veste lacera, il suddetto Lodi (Laus Pompeia), le suddette cipolline;
per il brodo, un lesso di manzo con carote-sedani, venuti tutti e tre dalla
pianura padana, non un toro pensionato, di animo e di corna balcaniche: per lo
zafferano consiglio Carlo Erba Milano in boccette sigillate: si tratterà di
dieci dodici, al massimo quindici, lire a persona: mezza sigaretta. Non
ingannare gli dei, non obliare Asclepio, non tradire i familiari, né gli ospiti
che Giove Xenio protegge, per contendere alla Carlo Erba il suo ragionevole
guadagno. No! Per il burro, in mancanza di Lodi potranno sovvenire Melegnano,
Casalbuttano, Soresina, Melzo, Casalpusterlengo, tutta la bassa milanese al
disotto della zona delle risorgive, dal Ticino all’Adda e insino a Crema e
Cremona. Alla margarina dico no! E al burro che ha il sapore delle saponette:
no!
Tra
le aggiunte pensabili, anzi consigliate o richieste d iperintendenti e ipertecnici,agli figurano le midolle di osso (di bue) previamente accantonate e
delicatamente serbate a tanto impiego in altra marginale scodella. Si sogliono
deporre sul riso dopo metà cottura all’incirca: una almeno per ogni commensale:
e verranno rimestate e travolte dal mestolo (di legno, ora) con cui si adempia
all’ultimo ufficio risottiero. Le midolle conferiscono al risotto, non più che
il misuratissimo burro, una sobria untuosità: e assecondano, pare, la funzione
ematopoietica delle nostre proprie midolle. Due o più cucchiai di vin rosso e
corposo (Piemonte) non discendono da prescrizione obbligativa, ma, chi gli
piace, conferiranno alla vivanda quel gusto aromatico che ne accelera e ne
favorisce la digestione.
Il risotto alla milanese non deve
essere scotto, ohibò, no! solo un po’ più che al dente sul piatto: il chicco
intriso ed enfiato de’ suddetti succhi, ma chicco individuo, non appiccicato ai
compagni, non ammollato in una melma, in una bagna che riuscirebbe schifenza.
Del parmigiano grattugiato è appena ammesso, dai buoni risottai; è una
banalizzazione della sobrietà e dell’eleganza milanesi. Alle prime acquate di
settembre, funghi freschi nella casseruola; o, dopo S. Martino, scaglie
asciutte di tartufo dallo speciale arnese affetto-trifole potranno decedere sul
piatto, cioè sul risotto servito, a opera di premuroso tavolante, debitamente
remunerato a cose fatte, a festa consunta. Né la soluzione funghi, né la
soluzione tartufo, arrivano a pervertire il profondo, il vitale, nobile
significato del risotto alla milanese.
C’è un aspetto che colpisce: Gadda si
rivela non solo accurato ed esperto in
ingredienti e tecnica, ma segue chi si accinge a cucinare passo passo senza
saltare una tappa nel procedimento. Chi non ha troppa dimestichezza con i
fornelli trova la generosa concessione del tempo da parte di
chi scrive e non il linguaggio rapido che contraddistingue i nostri tempi.
Forse per avere ricette perfette, per mangiare bene si dovrebbero usare questi
ingredienti: prosa abbondante ed accurata e scienza.
giovedì 29 gennaio 2015
mercoledì 28 gennaio 2015
Il nostro film è finito!
Giusto in tempo per il concorso, è stato bella avventura, ma quel che più importa ora è capire come condividere il raccolto con i nostri compagni di scuola!
Potremmo fare un piatto di risotto a km zero alla festa della scuola?
versione corta
Versione integrale:
giovedì 22 gennaio 2015
Ultime scene ragazzi!
Oggi
è un piovoso mercoledì 21 gennaio, siamo agli sgoccioli del girato:
mancano poche scene e dovremmo poter finire di montare il nostro
breve film d'animazione.
Ci aiutano Regina di 2A, Andrea di 2B, Alex e Matteo di 2C, Natan di 2D e Giulia di 2E.
Giulia è un ottima disegnatrice di lombrichi, come possiamo vedere nel video, Natan e Matteo si sono occupati di ritrarre i due folletti, Regina si occupa dei telefoni.
Un oretta e mezza di lavoro ed ecco qui!
Ci aiutano Regina di 2A, Andrea di 2B, Alex e Matteo di 2C, Natan di 2D e Giulia di 2E.
Giulia è un ottima disegnatrice di lombrichi, come possiamo vedere nel video, Natan e Matteo si sono occupati di ritrarre i due folletti, Regina si occupa dei telefoni.
Un oretta e mezza di lavoro ed ecco qui!
venerdì 16 gennaio 2015
Mercoledì 15 dicembre, ormai mancano poche scene!
Oggi non appena varcato il
cancello della scuola mi vengono in contro i bambini della 2D, che
armati di carote e insalata trotterellano verso il recinto dei
conigli per contribuire al loro nutrimento. Mancano ormai poche scene
da girare per il nostro piccolo film e quindi lavoriamo con un gruppo
misto di bambini dell'interclasse: Marianna e Marco della 2C; Asia
della 2E; Alice della 2A ed Elisa della 2B. Grazie alla laboriosità
e alle brillanti idee di ognuno riusciamo a protarci davvero molto
vicini alla conclusione del girato! Ed ecco il risultato:
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